Ricordato Taviani,
leader del cattolicesimo politico in Liguria

Nel quadro di un ciclo di incontri dedicati al Padri costituenti di origine genovese
(o in rapporto con Genova), la Fondazione Diesse ha organizzato e condotto,
lo scorso 8 giugno, presso la sala del Consiglio Provinciale nel palazzo della Prefettura,
un’interessante conferenza su Paolo Emilio Taviani (1912-2001), figura di spicco del
cattolicesimo politico ligure e fra i più noti esponenti della Democrazia Cristiana
a livello nazionale, più volte ministro in dicasteri chiave e infine senatore a vita.

Il prof. Agostino Giovagnoli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ne ha sunteggiato l’esperienza politica, specialmente in relazione al periodo giovanile e immediatamente postbellico: quando cioè Taviani forgia il suo pensiero sociale ed economico attraverso gli studi universitari e frequentando la FUCI (incubatrice del rinnovamento dottrinario della Chiesa in campo politico), nonché mediante l’esperienza nevralgica della Resistenza contro il nazifascismo, vissuta al fianco di compagni di diverso orientamento ideologico, come i molti partigiani comunisti; e quando poi, ancora poco più che trentenne, avvia la sua lunga carriera nelle istituzioni entrando per la porta principale dell’Assemblea Costituente. Qui Taviani partecipa attivamente alla redazione della Carta fondamentale del nuovo Stato repubblicano: in particolare, il suo contributo si concentra su alcune materie di cruciale importanza come il diritto di proprietà e il patrimonio fondiario, temi circa i quali la posizione mediana dei cattolici democratici è funzionale, anche, ad amalgamare le opposte visioni dei costituenti liberali e marxisti. Forte e convinta anche la sua posizione favorevole all’Alleanza Atlantica.

L’ex sindaco di Genova, Giancarlo Piombino, amico di lunga data del senatore,
ha sottolineato l’apporto tavianeo alla rielaborazione della dottrina sociale cattolica
in campo politico ed economico. Il “codice di Camaldoli”, frutto della riflessione dei giovani intellettuali cattolici al tempo della crisi del fascismo (1943), fu, in sostanza,
l’atto costitutivo di quel nuovo modello di Stato e di società che la DC avrebbe poi messo in cantiere una volta ricevuto il compito di governare l’Italia nel secondo dopoguerra. L’elemento chiave di questo programma – di cui Taviani rivendicò l’importanza
per tutta la sua vita – fu l’economia mista: la partecipazione diretta dello Stato nell’attività economica, in una sinergia virtuosa di pubblico e privato, con l’evidente fine di contemperare gli effetti più pesanti, sul piano sociale, di un capitalismo per sua natura inadatto a provvedere al bene comune; come, del resto, si era potuto appurare nel fallimento del modello corporativista di marca fascista, che pure aveva non poco suggestionato una parte del cattolicesimo militante.

I due relatori sono stati preceduti dal saluto introduttivo del sindaco metropolitano di Genova Marco Bucci. Il primo cittadino ha avuto parole di grande deferenza nei confronti dell’illustre personalità commemorata, in quanto, con il suo esempio, ispiratrice di idee e di sfide per il futuro; ha inoltre espresso la volontà, da parte dell’amministrazione comunale, di intitolare a breve scadenza alla memoria di Taviani una “grande opera” già presente sul territorio comunale.

L’incontro – al quale ha partecipato un folto pubblico, nel quale si riconoscevano
vari esponenti politici di oggi e di ieri (soprattutto d’area ex DC ed ex PCI) – si è chiuso
con il riconoscente saluto, a nome dei familiari, di una figlia del senatore, Ida Taviani.

ALESSANDRO MANGINI

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