Primo maggio, una “Festa”?

1° maggio 2021, una “festa”?

Il 1° maggio ogni anno torna per ricordarci il valore fondamentale del lavoro e dei lavoratori, a maggior ra­gione in un periodo complesso e pesante come quello che stiamo vivendo da quindici mesi a questa parte. È molto importante che a questa “festa” (date le circostanze, fa un po’ effetto chiamarla così) non si assegni semplicemente una funzione celebrativa o, peggio ancora, un contenuto retorico.

Il lavoro, nella nostra società, non è più da tempo un dato acquisito, l’elemento costitutivo – insieme alla democrazia – della cittadinanza. Inutile girarci intorno: sempre più ampi segmenti sociali vengono progres­sivamente emarginati ed esclusi dal mondo produttivo, da ciò che, con termine ormai invalso ma terribil­mente arido, viene chiamato il «mercato» del lavoro. Ma il lavoratore, con le sue capacità e competenze, è solo una “merce”? Duecento anni di lotte operaie per arrivare a questo, ossia al punto di partenza?

La pandemia da coronavirus non ha fatto altro che peggiorare le cose. Il suo effetto, su questo terreno, è stato di creare un’enorme divaricazione – a livello economico e di sicurezza sociale – tra la platea dei cosid­detti “garantiti” e la massa angosciata dei “non garantiti”. Ora, posto che i primi non sono ovviamente col­pevoli di nulla, è altresì chiaro che non si possono abbandonare i secondi al loro destino, specie nel conte­sto fragilissimo di un Paese che vantava, ahilui e ahinoi, alte percentuali di precarietà e di disoccupa­zione/inoccupazione, nonché un crescente indice di povertà, ben prima del flagello virale giunto dall’estremo oriente.

La nostra società ha bisogno in primo luogo di una robusta iniezione di speranza. Ormai siamo quasi tutti (stati) convinti che non si potrà più cambiare nulla, che il nostro orizzonte collettivo debba fatalisticamente rimanere identico a se stesso. Depressione e disperazione si diffondono così a macchia d’olio. Pochi anni fa l’Italia, come altri Paesi europei, ha sperimentato una forte ondata di populismo politico: i suoi risultati – ci sembra di poterlo riconoscere – sono stati decisamente inferiori alle aspettative. Questo però non deve au­torizzare la politica a chiudersi a riccio nella difesa a oltranza di un sistema che fa acqua da tutte le parti.

Per cambiare le cose, per ridare fiato a una comunità nazionale in debito d’aria, bisogna riscoprire il valore, non solo relazionale, ma anche politico ed economico, della socialità (e chiamiamola pure – in un’ottica cri­stiana – fraternitas) e tradurla in progetti concreti capaci di esprimere e realizzare istanze di radicale rinno­vamento. Perché non basta l’“elemosina”. Servono riforme di struttura.

La politica ufficiale, finora, è parsa adagiata sullo status quo, ha dato l’impressione di voler certificare e ad­dirittura consacrare una inaccettabile divisione tra area del benessere e area del malessere, fondata sull’ingiustizia, sull’eccesso di competizione e sulla mancata o insufficiente redistribuzione della ricchezza. Non può essere questo il modello sociale proposto all’Italia odierna per affrontare l’arduo cammino del terzo decennio del nuovo secolo.

Il 1° maggio è dunque più che mai l’occasione per ragionare su questi temi e cominciare a pensare che, in fondo, non aveva torto Don Lorenzo Milani quando insegnava che «il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia». Nessun uomo è un’isola e in questi momenti ci è dato di comprenderlo appieno.

Buon 1° maggio a tutti!

Di Alessandro Mangini, 29 aprile 2021

Ufficio Stampa ACLI Genova

 

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Un’economia più giusta”, venerdì 30 apriledalle ore 19.00 con la partecipazione di:  Sergio Bassoli, Rete della Pace; Misha Maslennikov, Oxfam Italia; Chiara Volpato, Responsabile nazionale Coordinamento Donne Acli; Matteo Bracciali, FAI Acli. Clicca qui  per diretta del 30 aprile 2021

“Un’economia del prendersi cura”, mercoledì 5 maggio, dalle ore 19.00 con la partecipazione di: Angelica Viola, Presidente Cooperativa sociale L’Orsa Maggiore; Giamaica Puntillo, Segretaria nazionale Acli Colf; Antonio Russo, Vicepresidente nazionale Acli con delega al Welfare e alla Coesione territoriale; Lidia Borzì, Componente di Direzione nazionale Acli con delega alla Famiglia e agli Stili di vita.  Clicca qui per diretta del 5 maggio 2021

 

 

 

 

 
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